sabato 22 febbraio 2014

Papa Francesco: Impariamo la lingua del cuore per ritornare ad abbracciare i fratelli

Impariamo la lingua del cuore per ritornare ad abbracciare i fratelli
Con i nostri fratelli nella fede dobbiamo imparare a parlare una “lingua più semplice e autentica“, si tratta della “lingua del cuore” la quale, ha precisato Papa Francesco in un proprio intervento per i fratelli Pentecostali, “ha un linguaggio e una grammatica speciale, una grammatica semplice” tanto che si compone di sole “due regole: ama Dio sopra tutto” che è la prima regola “e ama l’altro perché è tuo fratello e tua sorella” che è la seconda regola. Solo così il Signore potrà compiere il miracolo dell’unità.
Già in precedenti messaggi pubblici il Pontefice aveva precisato che è un vero e proprio scandalo che i cristiani siano divisi, uno scandalo verso la Croce e che mina anche l’intera opera di evangelizzazione dei cristiani.
In questa occasione Papa Francesco ha voluto concentrare il proprio intervento sulla nostalgia e la gioia del ritrovarsi tra fratelli, quella stessa gioia che genera il pianto come successe “quando i fratelli di Giuseppe, affamati sono andati in Egitto per comprare per poter mangiare” ha spiegato Bergoglio. Essi “andavano a comprare, avevano i soldi, ma non potevano mangiare i soldi. Lì, hanno trovato qualcosa più del pasto, hanno trovato il fratello“.
Quello del Vescovo di Roma è stato un “saluto gioioso e nostalgico. Gioioso perché a me dà gioia qui, che voi siete riuniti per lodare Gesù Cristo l’unico Signore e pregare al Padre e ricevere lo Spirito, e questo dà gioia ” ha chiarito il Papa “perché si vede che il Signore lavora in tutto il mondo“.
Ma al contempo il suo saluto è stato “nostalgico perché, succede come nei quartieri fra noi: nei quartieri ci sono famiglie che si vogliono e famiglie che non si vogliono, famiglie che si uniscono e famiglie che si separano“. Così anche tra cattolici e gli evangelici: “noi siamo un po’, mi permetto la parola, separati: separati perché i peccati ci hanno separati, i nostri peccati, i malintesi, nella storia, una lunga strada di peccato comunitario”.
L’auguro di Bergoglio è volto affinché “questa separazione finisca e ci dia la comunione … dobbiamo trovarci come fratelli e dobbiamo piangere insieme come ha fatto Giuseppe” quando ha incontrato in Egitto i suoi fratelli. Si tratta di “quel pianto che unisce, il pianto dell’amore“.
Io vi parlo come un fratello, e vi parlo così, semplicemente, con gioia e nostalgia” ha quindi concluso Papa Francesco “facciamo crescere la nostalgia perché questo ci spingerà a trovarci, abbracciarci e a lodare Gesù“.

La Flagellazione

La Flagellazione - La Passione di Gesù


" Aprirò una strada  nel deserto "

Un Grido D'Amore

LA FLAGELLAZIONE DEL FIGLIO DI DIO               HOME

È il supplizio atroce con il quale Pilato si illudeva di commuovere coloro che volevano la morte di Gesù e poter salvare il Messia dalla pena capitale, ma invano. Dalla S. Sindone emerge che i colpi di flagello sono circa centoventi con sei fori l'uno, essendo il flagello costruito con varie cordicelle alla cui estremità erano fissate delle palline rudimentali di piombo, oppure degli ossicini aguzzi.
La Flagellazione - La Passione di GesùPuò un uomo sopportare volontariamente tali supplizi e tali atrocità? La carne urla il suo strazio sotto l'impietosa flagellazione, fatta da carnefici al servizio del male. Sì, è l'amore che mi tiene inchiodato nella sopportazione dell'immane sofferenza offerta in sacrificio per tutti voi. Provate a pensare: come vero uomo la mia carne non era diversa dalla vostra, difatti il sangue che pulsava nelle vene portava la vita come in tutti voi, eppure fino all'ultima goccia lo dovevo versare per riscattare tutte le colpe commesse ed anche quelle future.
Sì, tutte le colpe gravavano insieme come enormi macigni su di me, mentre il maligno scatenato si arrovellava per escogitare tremende torture, convinto com'era della vittoria che avrebbe ottenuto con il mio annientamento fisico. Se fosse stato possibile quei carnefici mi avrebbero strappato e lacerato anche l'anima. Per intanto si accanivano su ogni centimetro del mio corpo, lacerando non solo la pelle, ma anche la carne (cfr. Is 53,5). Provate con dei piccoli uncini a strappare un po' della vostra carne e forse potrete immaginare l'intenso dolore nel sentirvi martoriati in ogni dove. In quel momento rivivevo come in un incubo quello che già sapevo, non per nulla avevo sudato sangue nell'orto degli Ulivi (cfr. Lc 22, 44).
La croce da portare e il calice amaro da bere erano aldilà della sopportazione umana, difatti tutte le vostre croci, sofferenze, patimenti e crudeltà messe insieme non potranno mai uguagliare la mia agonia. Lì, non solo il corpo soffriva, ma l'essere mio nella sua totalità. Tradito da un discepolo che amavo. Picchiato anche da coloro che avevano tratto beneficio dalle mie grazie. Insultato come l'ultimo degli uomini. Schernito come impostore, prendevo per compassione, come uomo e come Dio, tutto su di me. (cfr Eb 4, 15). Quanto mi siete costati? Eppure, troppo pochi riescono a vedere in quell'uomo flagellato il loro Dio, che è venuto per urlare il suo amore, per strappare l'umanità dal peccato e ricongiungerla con il divino lavando con il proprio sangue le colpe di ognuno (cfr. Ap 7,14).

Gesù cade

Gesù cade - La Passione

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Un Grido D'Amore

IL VIAGGIO VERSO IL GOLGOTA                             HOME

S. Ignazio raccomanda nei giorni dedicati alla meditazione della passione questa preparazione psicologica: ...appena svegliato, ponendomi davanti dove vado e a che fine, riassumendo un poco la contemplazione che voglio fare, secondo il mistero che sarà, e sforzandomi, mentre mi alzo e mi vesto, nel rattristirmi e dolermi di tanto dolore e di tanto soffrire di Cristo nostro Signore
Gesù cade - La PassioneLa passione continuava e sembrava non aver più fine: dopo la tremenda flagellazione e la condanna, ecco il viaggio verso il Golgota. La croce era pesante, un uomo in salute l'avrebbe portata, ma io ero stremato. La carne martoriata sprigionava dolore, dolore e solo dolore. La corona di spine conficcata sul capo non dava tregua. La testa era stretta dalla sua morsa, i suoi profondi aculei la martirizzavano. In quello stato il peso della croce era insostenibile e a mala pena riuscivo a trascinare con sforzi sovrumani il mio povero corpo,
Quanta folla di popolo alle ali del mio passaggio, i soldati della scorta facevano fatica a contenerla. In maggioranza, però, erano quelli che volevano la mia morte e per loro la festa era cominciata. Non c'era nessun movimento di pietà per quel essere insanguinato che procedeva stentatamente, anzi, i più cercavano di colpirmi con bastoni e pugni. L'odio accecava le menti e il male trionfava in quella turba, incurante la soldataglia procedeva e mi sollecitava brutalmente nel mio incedere. Per loro c'era soltanto un compito da portare a termine nel più breve tempo possibile.
Dov'erano tutti quelli che avevano ricevuto beneficio dalle mie grazie? Qualcuno era lì con tanti altri pronto a colpirmi. Cosa gli avevo fatto e qual era la mia colpa? Era scoccata l'ora del male ed io ero la vittima sacrificale su cui scaricare tutto il possibile. Nemmeno sulle bestie mai nessun aguzzino ha scaricato tanta crudeltà, così l'odio si compiaceva della sofferenza e poco importava dell'innocenza. In quel momento ero rimasto solo con la mente sconvolta dal dolore.
Stremato sono stato travolto dalla pesante croce, così dolore si aggiunse al dolore lungo quel percorso che sembrava non dovesse finire mai. Brutalmente la soldataglia mi ha fatto risollevare perché il cammino doveva continuare. Lassù in alto dovevo essere immolato, affinché tutto fosse compiuto. Ho pagato su di me le vostre colpe ed ho donato, per coloro che crederanno, la vita eterna.

La Madre

La Madre - La Passione

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Un Grido D'Amore

VERGINE MARIA, MADRE DI DIO                           HOME

Forse noi cristiani non abbiamo ancora compreso del tutto quanto siamo costati a Gesù e alla Madre sua. Forse, meditando sulla passione, siamo ingannati dal pensiero che ormai tutto si è concluso con la morte in croce. Invece le sofferenze del Figlio dell'Uomo e di Maria non sono ancora compiute perché non sono finiti i peccati degli uomini. Finché ci sarà un uomo sulla faccia della terra che pecca si aggiungerà una ferita nel corpo di Gesù e nel cuore di Maria.
La Madre - La PassioneContinua l'orrendo supplizio. La salita al Golgota era lunga e resa ancor più dura dalla condizione fisica e dalla pesantezza della croce che, in quello stato, mi gravava come un macigno sino a far sanguinare la spalla. Il male del peccato oscurava le menti ed io ero sospinto come una bestia da portare al macello. Il baccano della folla ai lati della strada fatto con lazzi e insulti, si sommava al gran dolore, così, ovunque girassi gli occhi, vedevo soltanto odio, rancore, perfidia e un piacere crudele nel gioire della mia sofferenza. Ero solo in un mare di sofferenza. Il popolo che mi aveva osannato come il loro Re ora era assetato di sangue e desiderava con odio la morte dell'innocente. Dov'era, dunque, il ricordo del loro Dio? Con i cuori induriti erano pronti, come iene, a scagliarsi sulla preda.
In quella bolgia e nel tremendo incedere ecco l'incontro con la mia Mamma terrena. Era ad attendere il figlio condannato a morte. Quale atto d'amore seppe esprimere! Incurante del furore di popolo voleva essermi vicino, ma tremenda fu la sorpresa nel vedermi in quello stato. Con gli occhi ormai privi di pianto vide le ferite con il sangue che colava dalle spine conficcate nel capo e dalla spalla. Vide il tremore del mio corpo febbricitante e l'intenso dolore. Ella stessa, inorridita da tanto, indebolita dalla notte insonne, dalle copiose lacrime e dal dolore di sapere il figlio condannato a morte, era lì. Non poteva abbandonare il figlio generato dal ventre, il suo Dio.
Nel suo sguardo compresi l'intenso amore, la pietà, il desiderio di sostituirsi, se fosse stato possibile, al mio sacrificio. La Mamma, che da bimbo mi cullava teneramente sul cuore, ora non poteva stringermi tra le sue braccia. Vedendola così accasciata e addolorata pronunciai la parola più bella: Mamma! Il mio fu un grido del cuore, il traboccare di tanta sofferenza, amarezza e umano calore. Ella comprese tutto questo e il suo cuore si unì al mio. Il suo dolce amore stillò come una goccia di rugiada su un petalo arso dal sole e rispose: Figlio!
In quella dolce e straziante parola c'era amore, adorazione, infinita pietà, immensa tenerezza, in altre parole tutto se stessa. In quel mare di odio avevo ritrovato la persona più cara e più amata. L'istante, però, era trascorso ed il cammino doveva riprendere e con il pesante legno mi trascinai nel salire. Grazie Mamma per quello che hai fatto, ora riprendo la strada del dolore, ma ti ho nel cuore.

La Veronica

La veronica - La Passione

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Un Grido D'Amore

LA VERONICA ASCIUGA IL SANTO VOLTO              HOME

La compassione rivela l'amore. Chi non piange con chi piange, non è vero cristiano, ma un bigotto. Dio Padre non è stato a guardare gli uomini che rovinavano la loro esistenza nella ribellione, ma ha compatito donando colui che è la pupilla dei suoi occhi, il Figlio Unigenito. Gesù non ha fatto una passeggiata o un safari sulla terra, ma si è immerso nell'anonimato e nel dolore del più miserabile uomo fino a compatire il peccato e la disperazione di tutti. La Veronica è la vera icona d'ogni cristiano che nella compassione si è lasciata trasfigurare nel volto deturpato di Cristo: volto glorioso d'ogni uomo piagato. Volto glorioso della Sindone. Volto glorioso del Risorto che porterà per sempre i segni delle spine dei chiodi e della lancia.
La veronica - La PassioneLa salita è sempre più lunga ed ora il caldo si aggiunge alle altre avversità. Il corpo è allo stremo e la sofferenza intinge ogni particella, eppure io devo procedere per pagare sino in fondo e riscattare tutte le iniquità. Di tanto popolo nessuno ha pietà di me? Per una bestia trascinata al macello c'è commiserazione, ma non per il Figlio dell'uomo che è schiacciato dall'odio, dagli scherni e dal disprezzo. Procedo, anzi mi trascino, tra due ali di folla eccitata dal desiderio di vendetta.È la vendetta perpetrata dal male sull'innocente che gioisce del suo annullamento.
Colui che ha salvato, guarito e reso la vita a molti, ora è lì polveroso, insanguinato, con la corona di spine sul capo, trascinato con sommo scherno come una bestia al macello. Popolo prediletto che hai ucciso i profeti (Mt 23,29-31) e non hai ascoltato le parole di verità, ora ti accingi a raggiungere il culmine delle iniquità, alzi il braccio sul Figlio dell'uomo sperando di annullarne la luce. Il peso della croce come la sofferenza è enorme ed io procedo come posso incontro al calice sempre più amaro, deciso, però, a berlo sino in fondo. Nella folla ecco colei che sente la voce del cuore, vede con la luce di verità l'agnello sacrificale e l'immensa sua sofferenza.
Questa visione scende sul suo cuore e con un impulso generoso che sfida la folla assatanata mi corre accanto. Posa i suoi occhi pietosi sul mio volto dolorante. Vorrebbe sollevarmi dalle sofferenze, ma il suo sguardo si perde nell'oceano di dolore del calvario e nulla può. Allora, con gesto d'amore, mi asciuga il volto intriso di sangue e sudore, non le è permesso null'altro perché con rudezza i soldati la allontanano. Il corteo riprende la salita dove mi attende il calice amaro, che sarà bevuto fino in fondo. Anche nel momento delle tenebre, quando il male acceca le menti, l'amore vince. La pia donna non ha ascoltato le ingiurie, la condanna dei Sacerdoti e la paura di essere punita.
Ella ha ascoltato la voce che proveniva dal cuore, si è lasciata condurre dalla luce ed è accorsa accanto al sofferente, a colui che irradiava la luce. Quale conforto, dopo quello della Mamma, ho avuto! In lei ho visto anche coloro che nel tempo mi sarebbero stati fedeli e coloro che, incuranti delle situazioni avverse e di pericolo, avrebbero ascoltato la voce dell'amore.

Gesù muore

Gesù muore - La Passione

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Un Grido D'Amore

GESÙ MUORE SUL PATIBOLO DELLA CROCE           HOME

Il profeta laico della morte di Dio nel nostro tempo è stato Nietzsche. Pagine drammatiche e stupende quelle della Gaia scienza dove annuncia che Dio è morto! Egli ha il coraggio di affermare che noi uomini l'abbiamo ucciso con la nostra negazione totale di lui. Ci siamo resi responsabili del più gran disastro per l'uomo. Senza Dio che cosa farà l'uomo? Dovrà aspettarsi gli orrori di una tragedia immane che si abbatterà su di lui. Purtroppo è stato proprio così. Nietzsche muore all'inizio del secolo che ha visto gli orrori di due guerre mondiali e che vede ancora la terra insanguinata dai conflitti assurdi e bestiali. Questo filosofo famoso proponeva tuttavia una soluzione sbagliata: al vuoto lasciato dalla morte di Dio, affermava lo sforzo di un uomo superiore che poteva osare l'impossibile, avendo dentro di sé il fuoco divino della volontà. Una proposta elitaria che alla fine si rivelò assurda anche per lui colpito dalla follia, ma che continua ad affascinare le menti disilluse dalla nostra civiltà. Una sola è la risposta, quella che Nietzsche non volle capire: solo la morte di Gesù in croce è la vera morte di Dio che risorge dopo tre giorni a vita nuova. È da questo abisso di morte che sale la risurrezione per l'uomo senza Dio: tutti coloro che guarderanno a colui che hanno crocefisso saranno salvati dai loro peccati, dalla morte di Dio nel loro cuore. Dio morto nel cuore dell'uomo risorgerà subito nel momento stesso dell'invocazione e del pentimento
Gesù muore - La PassioneIl corteo con il condannato giunge nel posto riservato a queste esecuzioni, ormai sono l'uomo dei dolori. Ecco la cima del monte dove sarò immolato. La croce deposta sul terreno mi attende. Tolte le vesti, le piaghe si sono riaperte sommando dolore al dolore. Ormai sono come una goccia nel mare in balia delle onde, sperduto nell'oceano della sofferenza. Trascinato sulla croce, hanno trafitto mani e piedi, che significa sentirsi lacerare la carne, non è possibile tradurlo in parole. Il dolore condotto dai nervi arrivò al capo in modo tremendo e devastante, ogni fibra del corpo sembrò annientarsi. I carnefici impietosamente infierivano sulle carni, ma io non ero un oggetto inanimato.
Ora, eccomi inchiodato sul legno. La superficie è rugosa, dura e dovunque è dolore. Le piaghe, le ferite, le spine nel capo e la marea del soffrire sale. La croce è innalzata e deposta nello scavo predisposto. Tutto il corpo è appeso ai chiodi e il torace compresso rende difficile la respirazione. I miei accusatori sono lì, come lupi famelici annusano il sangue della bestia ferita. Non soddisfatti esprimono un odio che si compiace nel vedermi martoriato, inchiodato e apparentemente indifeso. Per i loro schermi: salva te stesso (Mc 15,29-31) avrei potuto annientarli o compiere un prodigio, invece sono salito sulla croce, accettando di essere immolato, per pagare il riscatto di tutti.
Ora, però, comincia la lenta agonia. Il tempo sembra non passare mai, il corpo lotta contro la tremenda sofferenza che è ben al disopra della sopportazione. Ogni istante è la paga per tutte le iniquità passate, presenti, future, grava questo immane peso su di me. Ogni parte del corpo, nessuna esclusa, è torturata per il riscatto di tutti i peccati, compresa la mente. La tremenda ira del Padre sull'umanità perversa, ora si abbatteva con rigore sul proprio dilettissimo Figlio. Sì, ho riscattato le vostre colpe sulla mia carne. Lasciato completamente solo, io vedevo, dall'alto, rigore e ira, dal basso, scherni, sollazzo e in me dolore, dolore e ancora dolore. Quanta pena nel vedere ai piedi la mia Mamma, l'Apostolo e le pie donne. Ella soffriva e offriva con slancio. L'atroce sofferenza disintegrava tutte le mie viscere e scendeva nella mente e nel suo cuore che era unito al mio.
Quale amore la legava al martirio nel vedere il suo dilettissimo figlio spegnersi in quell'atroce sofferenza! Il suo cuore urlava: che cosa ha fatto a voi? Lui che è così buono, innocente e misericordioso, come l'avete ridotto! In quella bolgia di odio regalai ai carnefici e accusatori, ancora un atto d'amore: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23,33-34). Lì fece buio come le tenebre del male. Buio del dolore martirizzante, come il dilatarsi del tempo e dopo quasi tre ore d'agonia resi lo spirito al Padre.
Padre buono, Padre amoroso, accetta, con il mio sacrificio e con il sangue versato, queste creature. Ho donato tutto per loro, lava le colpe e le loro vesti col mio Sangue, affinché diventino candide come la luce, degne del tuo amore.

Gesù è sepolto

Gesù è sepolto - La Passione

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Un Grido D'Amore

IL SEPOLCRO RACCHIUDE IL FIGLIO DI DIO           HOME

Il mistero della morte vissuto dalla Madonna con tutta l'intensità dell'amore di una madre che gli viene ucciso ingiustamente il figlio unico, apre gli spazi infiniti del cuore di Dio e del cuore dell'uomo. Solo l'amore è capace di comprendere gli abissi del dolore. Perché l'amore è più forte della morte e non bastano gli oceani ad estinguere la fiamma viva che arde nel cuore di chi ama . Se poi il cuore è quello di Dio, allora non c'è dolore che possa sfuggirgli, non c'è morte che rimanga senza vita. Dentro le braccia spalancate di Gesù inchiodate sulla croce, ogni peccatore e ogni vittima troverà l'abbraccio che consola, dentro le braccia di Maria che stringe il suo Figlio morto per l'ingiustizia, ogni madre troverà il senso d'ogni lacrima per i propri figli.
Gesù è sepolto - La PassioneOra la morte sembra essere la padrona, dopo l'esalazione dell'ultimo respiro, il corpo rimane inerte e appeso alla croce. La lancia, scagliata con potenza e precisione, squarcia il costato e arriva fino al cuore. Dalla profonda ferita esce sangue e acqua, e rende visibile quel cuore che, fino all'ultimo del suo palpito, ha generosamente offerto e sopportato per amore. Lo spettacolo è finito e il popolo si dilegua. Immolato l'innocente e sbollita l'autoesaltazione del male, incomincia in alcuni a farsi strada l'atroce verità: se costui era veramente il figlio di Dio? Quale tremendo peso sulle coscienze!
Ora sono lì apparentemente vinto e inerte con gli accusatori raggianti per la loro completa vittoria. Dicono: come può essere Dio colui che pende esanime dal legno? Ormai sono rimasti, la cara e dolce Mamma, l'Apostolo e le pie donne e un drappello di soldati per la guardia. Dolce Mamma eccolo lì il tuo caro figlio, il cuore si è spezzato, ma tu non puoi ancora seguirmi. Ogni tua fibra ha partecipato all'agonia e ora dolorante e sfinita contempli come impietrita il fardello della croce. Il tempo scorre impietoso. Giuseppe d'Arimatea richiede l'autorizzazione al Procuratore romano per la sepoltura del corpo. Dopo la schiodatura delle mani e piedi sono fra le braccia della Mamma.
Le sue calde e copiose lacrime detergono il mio volto e le ferite. Quale amore straziante, ora, poteva accarezzare le orrende piaghe e perfino osservare il cuore di suo figlio. Con il calore dell'amore voleva confortarmi per ridarmi, se possibile, la vita, ma la prova non era ancora ultimata, tra le braccia tu stringevi un corpo inerte che non poteva ricambiarti. La mente rifiutava la realtà e scendeva la desolazione, tutto intorno urlava la sconfitta, la fine. I fatti sembravano irreversibili: quale mamma di fronte ad un evento così atroce avrebbe sopportato nel cuore tale sofferenza? Lo spirito, pur sofferente, accendeva la speranza dell'onnipotenza, ma il corpo soffriva spasmodicamente nell'immensa prova! Non volevi staccarti dall'abbraccio, ma il tempo incalzava. Mi avvolsero, allora, in un lenzuolo e tu seguisti il corteo sino al sepolcro.
Cara Mamma anche tu dovevi bere sino in fondo il calice amaro della sofferenza. Hai donato un figlio per volere divino e sei diventata madre dell'umanità, i popoli futuri canteranno le tue lodi e nei cieli splenderà la tua gloria. Tutti si inchineranno alla Regina di virtù e di amore: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38). Con il tuo sì hai accettato l'amore, ti sei fatta serva, hai dimenticato te stessa. Il cammino del figlio è diventato il tuo cammino così il figlio ti ha concesso quel posto che già avevi strappato al suo cuore. Con ostinazione attendevi il tuo Dio. Coloro che erano vicini, in silenzio, compativano quello che secondo loro era un cedimento della mente. La fiamma dell'amore ardeva nel tuo cuore e ravvivava la speranza; quale esempio ella diede!
Eppure non avevano anche loro ascoltato le mie parole? Chiusa l'apertura del sepolcro con il masso, la tragedia per gli uomini era chiusa. Il corpo sepolto lasciava nei discepoli momenti di sgomento. Quando avevo enunciato che cosa sarebbe accaduto le loro menti rifiutavano tale destino: (Mt 16,21-23). Il dubbio li tormentava e la Mamma, con le sue ostinate certezze, era come un faro. Gli Apostoli dispersi dalla paura, tranne Giovanni, si ritrovano e con Maria attendono quello che la mente rifiuta e il cuore sussurra. La morte ha vinto? Sembra di sì.
Intanto si preparava il miracolo dei miracoli: Dio Padre onnipotente risuscita quel corpo glorioso e sconfigge la morte. Il Figlio di Dio ha dimostrato ciò che è possibile alla fine dei tempi, anche tu avrai la resurrezione e riceverai quanto stabilito dalla Giustizia. Io sono il Pastore, raccoglierò le mie pecore e le porterò su prati erbosi e mi riconosceranno.

Via Crucis

La veronica - La Passione

LA VIA CRUCIS: PASSIONE E MORTE DI GESÙ CRISTO

 
Via Crucis

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

ATTO CONTRIZIONE                                                     HOME

Mio adorabile Salvatore, che tanto hai sofferto per me, eccomi ai tuoi piedi veramente e profondamente pentito dei miei peccati, perché sono offese della tua somma Bontà. Deh! Fai che meditando la Tua passione io li abbia in orrore e li detesti sopra ogni altra cosa.
Signore, le indulgenze che acquisterò in questo santo esercizio, siano in soddisfazione della pena dovutami per essi. Maria Santissima, che per prima hai fatto col Divin tuo Figlio la via dolorosa del Calvario, ottienimi di ricavare il maggior frutto dsa questo pellegrinaggio.

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Stabat Mater dolorósa
iuxta Crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.

Addolorata, in pianto
La Madre sta presso la Croce
Da cui pende il Figlio.


* I STAZIONE - GESÙ È CONDANNATO A MORTE

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa prima stazione ci rappresenta il Pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevè la sentenza di morte.
Considera, anima mia, come Pilato condannò alla morte di Croce il tuo innocentissimo Gesù, e come Egli ricevè volentieri quella condanna, acciò tu fossi liberata dall’eterna dannazione.
Ah! Gesù! Ti ringrazio di tanta carità, e ti supplico di cancellare la sentenza di morte meritata dalle mie colpe, onde sia fatto degno di godere l’eterna vita.

Padre nostro, Ave Maria,Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Cuius ániman geméntem,
Contristám et doléntem
Pertransívit gládius.

Immersa in angoscia mortale
Geme nell'intimo del cuore
Trafitto da spada


* II STAZIONE - GESÙ PORTA LA CROCE AL CALVARIO

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa seconda Stazione ci rappresenta come Gesù fu caricato del pesantissimo legno della Croce.
Considera, anima mia, come Gesù sottopose le sue spalle alla Croce, sopra la quale vi erano tutti i tuoi gravissimi peccati.
Ah Gesù mio! Perdonami e dammi la grazia di non mai più aggravarTi di nuove colpe, ma bensí che io porti sempre la Croce di una vera penitenza.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
O quam tristis et allieta!
Fuit illa benedíca
Mater unigéniti!

Quanto grande è il dolore
Della benedetta fra le donne,
Madre dell’Unigenito!


* III STAZIONE - GESÙ CADE LA PRIMA VOLTA

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa terza Stazione ci rappresenta come Gesù cadde la prima volta sotto la croce.
Considera anima mia, come Gesù, non reggendo al grave peso, cadde sotto la croce.
Ah Gesù mio! Le mie cadute nel peccato ne sono la cagione. Ti supplico di darmi la grazia di mai più rinnovarTi questo dolore con nuove cadute.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Quæ mærébat, et dolébat,
Pia Mater, dumvidébat
nati poenas íncliti.

Piange la Madre pietosa
Contemplando le piaghe
Del divino suo Figlio.


* IV STAZIONE - GESÙ INCONTRA SUA MADRE

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa quarta Stazione ci rappresenta l’incontro dolorosissimo di Maria Vergine col suo divin Figliuolo.
Considera, anima mia, quanto restò ferito il Cuore della Vergine alla vista di Gesù, ed il cuore di Gesù alla vista della sua afflittissima Madre. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria con le tue colpe.
Ah Gesù! Ah Maria! Fatemi sentire un vero dolore dei miei peccati, onde li pianga finché vivo, e meriti d’incontrarvi pietosi alla mia morte.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidèret
In tanto supplício?

Chi può trattenersi dal pianto
Davanti alla Madre di Cristo
In tanto tormento


* V STAZIONE - GESÙ È AIUTATO DA SIMONE DI CIRENE

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa quinta Stazione ci rappresenta come fu costretto Simon Cireneo a portar la Croce.
Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forza per reggere la croce, onde gli Ebrei con finta compassione lo sgravarono di essa.
Ah Gesù! A me è dovuta la Croce che ho peccato! Deh fa che io ti sia almeno compagno nel portare la Croce di ogni avversità per amor tuo.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
Doléntem cum Fílio?

Chi non può provare dolore
Davanti alla Madre
Che porta la morte del Figlio?


* VI STAZIONE - LA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESÙ

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa sesta Stazione ci rappresenta la Veronica che asciugò il volto a Gesù.
Considera, anima mia, l’ossequio fatto a Gesù da questa donna, e come Egli la premiò subito, dandole il suo volto effigiato in quel lino.
Ah Gesù mio! Dammi la grazia di mondare l’anima mia da ogni lordura, ed imprimi nella mia mente e nel mio cuore la Tua Santissima Passione.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Pro peccátis suæ gentis
Vidit Jesum in torméntis,
et flagéllis súbditum.

Per i peccati del popolo suo
Ella vede Gesù nei tormenti
Del duro supplizio.


* VII STAZIONE - GESÙ CADE LA SECONDA VOLTA

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa settima Stazione ci rappresenta la seconda caduta di Gesù con grande suo strapazzo e tormento.
Considera, anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetto delle tue ricadute nel peccato.
Ah Gesù! Mi confondo davanti a Te, e Ti prego di darmi grazia, che mi alzi di maniera dalle mie colpe che non ricada mai più.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Vidit suum dulcem natum
Moriéndo desolátum,
Dum emísit spíritum.

Per noi ella vede morire
Il dolce Figlio,
solo, nell’ultima ora.


* VIII STAZIONE - GESÙ INCONTRA LE DONNE IN PIANTO

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa ottava Stazione ci rappresenta quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di lui.
Considera, anima mia, come Gesù disse a quelle donne che non piangessero sopra di lui, ma sopra di loro stesse, acciò tu impari, che devi prima piangere i tuoi peccati e poi i Suoi patimenti.
Ah Gesù! Dammi lacrime di vera contrizione, acciò sia meritoria la mia compassione ai tuoi dolori.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Eja, Mater, fons amóris,
Me sentíre vim dolóris
Fac, ut tecum lúgeam.

O Madre, sorgente di amore,
fa’ ch’io viva il tuo martirio,
fa’ ch’io pianga le tue lacrime.


* IX STAZIONE - GESÙ CADE LA TERZA VOLTA

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa nona Stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e nuovi tormenti.
Considera, anima mia, come Gesù cadde la terza volta, perché la tua ostinazione nel male ti ha portato a continuare nelle tue colpe.
Ah Gesù! Voglio dar fine per sempre alle mie iniquità, per dare a Te sollievo. Deh! Stabilisci il mio proposito, e rendilo efficace con la tua grazia.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum
ut sibi compláceam.

Fa’ che arda il mio cuore
Nell’amare il Cristo-Dio,
per essergli gradito.


* X STAZIONE - GESÙ È SPOGLIATO DELLE VESTI

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa decima Stazione ci rappresenta come Gesù, giunto al calvario, fu spogliato ed amareggiato.
Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell’essere spogliato e la pena di essere abbeverato di fiele e di mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità.
Ah Gesù! Mi pento delle mie libertà, e risolvo di non mai più rinnovarTi tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Cosi spero col tuo divino aiuto.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Sancta Mater, istud agas,
crucifixi fige plagas
cordi meo válide.

Ti prego, Madre santa:
siano impresse nel mio cuore
le piaghe del tuo Figlio.


* XI STAZIONE - GESÙ È CROCIFISSO

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa undicesima Stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato sopra la Croce, essendo presente la sua afflittissima Madre.
Considera, anima mia, gli atrocissimi spasimi di Gesù nell’essergli trapassati dai chiodi le mani ed i piedi. Oh crudeltà dei Giudei! Oh amore di Gesù verso di noi!
Ah Gesù mio! Tu tanto patisti per me, ed io fuggo tanto ogni patire! Deh! Inchioda sulla tua Croce la mia volontà, risoluto di non mai più offenderti e di patire volentieri per il tuo amore.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Tui nati vulneráti,
tam degnáti pro me pati,
poenas mecum dívide.

Uniscimi al tuo dolore
Per il Figlio tuo divino
Che per me ha voluto patire.


* XII STAZIONE - GESÙ MUORE

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa dodicesima Stazione ci rappresenta la morte di Gesù in Croce.
Considera, anima mia, che dopo tre ore d’agonia morí il tuo Redentore sulla Croce per la tua salute.
Ah mio Gesù! È ben giusto che io spenda per te il restante della mia vita, avendo tu data la tua con tanti spasimi per me. Cosi risolvo: mi assista la tua grazia per i meriti della tua morte.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Fac me tecum pie flére,
Crucifíxo condolére,
Donec ego víxero.

Con te lascia ch’io pianga
il Cristo crocifisso
finchè avrò vita.


* XIII STAZIONE - GESÙ È DEPOSTO DALLA CROCE

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa tredicesima Stazione ci rappresenta come il Corpo santissimo di Gesù fu deposto dalla Croce e dato in grembo di Maria sua dilettissima Madre.
Considera, anima mia, il dolore della Beata Vergine nel vedere tra le sue braccia morto il suo divinissimo Figliuolo.
Ah Vergine Santissima! Per i meriti di Gesù Cristo ottienimi la grazia di non mai più rinnovare la causa della sua morte con nuove colpe, ma che Lui viva sempre in me con la sua divina grazia.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Juxta Crucem tecum stare,
et me tibi sociáre
in planctu desídero.

Restarti sempre vicino
Piangendo sotto la croce:
questo desidero.


* XIV STAZIONE - GESÙ È PORTATO NEL SEPOLCRO

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

Questa quattordicesima Stazione ci rappresenta la sepoltura del Redentore.
Considera, anima mia, come il Corpo SS. Di Gesù fu seppellito con grande devozione in un sepolcro nuovo.
Ah Gesù mio! Ti ringrazio di quanto hai patito per me, e Ti supplico di darmi la grazia di preparare il mio cuore a riceverTi degnamente nella Santa Comunione, e fare di esso la tua abitazione per sempre.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.
Quando corpus moriétur,
fac, ut animæ donétur
paradisi gloria. Amen

Quando la morte dissolve il mio corpo
Aprimi, Signore, le porte del cielo,
accoglimi nel tuo regno di gloria.


* XV STAZIONE - GESÙ RISORGE DA MORTE

Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo.
Perché con la tua Santa Croce, hai redento il mondo!

In questa quindicesima stazione si contempla la risurrezione di nostro Signore Gesù.
L’angelo disse alle donne: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocefisso. E’ risorto, non è qui". Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. (Mc 16,6-8)

La speranza che scaturisce dalla risurrezione di Gesù, abbraccia l’uomo in tutte le sue dimensioni, ed è una speranza religiosa, perché trova il suo fondamento in Dio, non nell’uomo. Non poggia sui costitutivi dell’uomo, ma sull’amore di Dio.

Dio è fedele ed è il Vivente: ha creato tutto per la vita, non per la morte. Egli è fedele e non è pensabile che abbia creato l’uomo per poi abbandonarlo alla morte: cioè che abbia creato l’uomo con una sete di vita per poi deluderlo.
Il fondamento della speranza è la fedeltà di Dio.

Preghiamo
Dirigi o Dio i nostri passi sulla strada di Cristo; lo accompagnnino il nostro affetto sincero e la nostra amicizia fedele; dopo averlo imitato accettando con pazienza la croce, aprici la porta della gloria cosi che lo possiamo contemplare come Signore risorto. Amen.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria...

Santa Madre, deh! Voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore.

Miserere nostri, Domine,
Miserere nostri.

A Gesù Crocifisso
Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che, alla tua santissima presenza prostrato, ti prego con il fervore più vivo di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e di proponimento di non offenderti, mentre io con tutto l’amore e la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di te, o Gesù mio, il santo profeta Davide: "Hanno trapassato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa". Amen

Getsemani

Getsemani - La Passione di Gesù

" Aprirò una strada  nel deserto "

Un Urlo D'Amore

AL GETSEMANI                                       HOME

Una delle pagine più sublimi del Vangelo, è il mistero della sofferenza dell'Agnello di Dio che porta i peccati di tutti gli uomini. Gesù si identifica con il peccato e sente in sé tutta la ripugnanza estrema del rifiuto di Dio da parte del peccatore e del dolore del Padre nei confronti dei figli che l'hanno tradito nell'amore. È da questo abisso di perdizione che si sviluppa la tenerezza infinita di Gesù che invoca il Padre con la parola più intima di Abbà, (Mc 14,36) quella che il bimbo pronuncia, abbandonandosi fra le braccia paterne, con l'amore più innocente e confidente che si possa immaginare.
Getsemani - La Passione di GesùLeggere le vicende di quel tempo può lasciare totalmente indifferenti i tiepidi di cuore, i frettolosi ed i superficiali; soltanto coloro che si soffermano meditando sugli eventi, possono comprenderne la grandiosità e il significato profondo. La luce da quel momento illumina il mondo e squarcia le tenebre delle menti oscurate. L'uomo che soffre in quel modo è il figlio di Dio inviato dal Padre, affinché l'amore invisibile si renda visibile all'umanità. Grido d'amore che travalica i tempi e lascia attonito tutto il creato.
Cosa fu quel calvario è difficile comprenderlo perché sfugge alle menti. L'ira del Padre per le iniquità dell'uomo era tremenda, come se mille e più giudizi si abbattessero contemporaneamente su di me. La sua dolce presenza che mi aveva accompagnato da sempre si stava ritirando mentre l'ora scoccava i suoi lenti rintocchi. Ormai il Padre nella sua ira di Giustizia aveva richiamato lo Spirito Santo. Che cosa voglia dire trovarsi improvvisamente nel deserto del proprio spirito, soli con se stessi, privati del Sommo Bene e dell'Amore Infinito, supera qualsiasi tortura immaginabile. Le tenebre come nubi minacciose stavano avvolgendo completamente tutto il mio essere.
La preghiera di quella notte si faceva sempre più pressante. Preghiera di perdono per tutti, tuttavia il Cielo era adirato e non si piegava alle mie suppliche. La Giustizia reclamava riparazione per tutte le colpe commesse. Il tempo presente e futuro mi stava dinanzi, ecco lo scorrere nei particolari del tremendo supplizio. Sì, l'agnello da immolare doveva accettare fino in fondo l'opera per cui era venuto. Che tremendo peso sulle mie spalle umane, mentre il corpo si accasciava dolorante! Vedevo in anteprima l'effetto di questo supplizio: la Chiesa nascente, gli Apostoli, i Martiri e tutti i salvati. E ancora, le tremende persecuzioni alla mia Chiesa, le guerre, le pestilenze, tutte le iniquità che l'uomo avrebbe ancora commesso e i molti dannati.
Il male nelle sue forme più cruente e malvagie piombava tutto su di me. Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi (Mc 14,36). Sì, la sua volontà, che è volontà ineffabile d'amore, di salvezza e di perdono, ora reclamava riparazione per la Giustizia offesa. Lotta cruenta con la carne che urlava i suoi diritti, con le tenebre del male che già si scagliavano su di essa e con la lontananza del Padre amoroso! Angosciato, colpito come a morte, raccoglievo tutto l'amore che sentivo per quelle creature che attendevano di essere redente. Tempo di riparazione, dove angoscia e dolore incombevano tremendi sul corpo sempre più accasciato e il sangue scaturiva fin sulla pelle per la durissima prova.
Padre! Padre! Come un sole ormai scomparso, nella voluta assenza, lasciavi al Figlio diletto bere dall'amaro calice della notte glaciale dello spirito. In tanta desolazione l'amore ha vinto e vincerà per sempre, vi ho fornito la prova e la testimonianza che anche voi potete vincere. Vero uomo, dove la carne reclamava i suoi diritti e vero Dio, ho dimostrato la forza travolgente dell'amore.
Padre sia fatta la Tua volontà. Ecco il vero bene assoluto: fare la volontà del Padre che è nei cieli. Sì, la sua volontà è superiore a qualsiasi altro bene perché racchiude il cammino verso il sommo Bene. Pronto al sacrificio totale, per amore, attendevo coloro che guidati da colui che aveva strumentalizzato il mio amore, stavano per arrivare (cfr. Mc 14,41-44). Meditate la passione, è un modo sicuro per fortificare lo spirito perché è l'Amore che vi parla negli avvenimenti.

Miracoli a Lourdes


Le guarigioni avvenute a Lourdes tramite l’intercessione della Vergine Maria dal Febbraio 1858 ad oggi sono migliaia, di queste 66 sono state classificate dopo l’esame degli esperti come guarigioni miracolose. Di seguito sono state riportate solamente alcune di queste guarigioni.

Guarigione della frattura della gamba
La guarigione del fiammingo Pieter de Rudder, guarito nell'aprile del 1875, divenne celebre in seguito a uno scontro vivace che padre Agostino Gemelli ebbe con i medici dell'Associazione Sanitaria milanese, atei e anticlericali. Il frate, fondatore dell'Università Cattolica, studioso di medicina, buon parlatore, preparatissimo, difese efficacemente nei vari incontri i Miracoli di Lourdes, e in particolare quello di de Rudder.
Quest’ultimo nacque a Jabbeke presso Ostenda, in Belgio, il 2 luglio 1822. Aveva 44 anni quando la sua gamba sinistra venne fracassata da un tronco di albero che gli fratturò la tibia e il perone nella parte superiore del polpaccio. Allora faceva il giardiniere del marchese Du Bus, il quale lo fece curare per sette anni, ma sempre inutilmente. La parte inferiore della gamba penzolava letteralmente come uno straccio ed era legata alla parte superiore solo dai tessuti molli. Il medico, dr. Boisserie, racconta circa la guarigione improvvisa del malato quanto segue: «II 7 aprile 1875 Pieter intraprese il suo pellegrinaggio al santuario fiammingo della Madonna di Lourdes a Oostakez vicino a Gent. Da otto anni riusciva a camminare a fatica con due grucce. Devoto della Vergine, mentre faceva la sua preghiera, si sentì guarito totalmente. La sera stessa dice il medico Pieter tornò indietro senza stampelle e ballando. Il giorno dopo camminò felicissimo, per varie ore». Il suo medico continua il racconto: «Mi recai subito a vederlo e ammetto che non credevo alla sua guarigione. Ma cosa trovai? Una gamba a cui non mancava niente e, se non avessi mai visitato in passato l'infelice, avrei certamente espresso l'opinione che la sua gamba non era mai stata rotta. Infatti passando le dita sull'angolo della sua tibia non si sentì la benché minima traccia di cabrosità».
Dopo la sua guarigione Pieter de Rudder visse ancora per 29 anni, senza mai soffrire a causa della gamba. Attorno a questo fatto prodigioso si sviluppò una disputa appassionata fra moltissimi medici. La Commissione Diocesana, presieduta da S. Ecc. Mons. Gustave Waffelaert, nel luglio 1908, dichiarava la guarigione di Pieter «un miracolo riconosciuto dalla Chiesa ». Esso fu ritenuto una guarigione così straordinaria da esser posta sull'elenco dei miracoli di Lourdes, pur essendo compiuta fuori di Lourdes.

Ora ci vedo
Marie Birè nata l’8 ottobre 1866, nella Vandea, si sposò e diede alla vita sei figli, ma nel 1904 la colse una grande sventura: la morte di due figlioli. Il dolore la portò a una forte depressione, fino ad avere momenti d'incoscienza.
Il 14 Febbraio la Biré «si scoprì cieca da ambedue gli occhi, paralizzata ad un piede e ad un braccio ed inoltre torturata da terribili dolori di testa, presentava ipertensione endocranica». Il suo medico diagnosticò: «cecità dovuta ad atrofia papillare bilaterale del nervo ottico» determinata da evidente interessamento della circolazione cerebrale. Il sistema visivo perciò era irreparabilmente danneggiato. Il 15 Agosto Marie Birè va a Lourdes, assiste alla Messa e riceve la comunione davanti alla grotta, a un certo momento riacquista la vista ed emette un grido: «Ora ci vedo!». Nell'Ufficio Medico viene visitata da parecchi medici oculisti, che constatano la guarigione e redigono il regolare verbale: «...si trattava di atrofia bianca del nervo ottico con origini cerebrali». Questa forma è considerata da ogni esperto come una delle più gravi e incurabili malattie degli occhi. In una seconda visita, in settembre, la Birè fu esaminata da tre oculisti medici e non furono trovate in Lei lesioni di sorta e la sua guarigione fu riconosciuta totale in quanto la Sua capacità visiva era tornata normale e acuta.
La conclusione dei medici è stata questa: «II recupero improvviso della vista da parte di Marie Birè è del tutto inspiegabile dal punto di vista clinico». Dopo lo svolgimento del processo canonico il vescovo di Luçon, S. Ecc. Mons. Clovis Joseph Catteau, dichiarò con suo decretò del 30 luglio 1910 la guarigione di Birè come miracolosa.

O muoio o torno a casa guarita
Marie Thérès Canin, era nata nel 1910 presso Marsiglia; suo padre e sua madre erano morti di tubercolosi e due sorelle erano ricoverate in Casa di cura per lo stesso morbo. All'età di 24 anni si manifestarono in Marie i sintomi della tubercolosi ossea. Nel novembre 1936 una radiografia rivelò la presenza del morbo di Pott. La malattia fu trattata con raggi ultravioletti. A partire dal giugno 1944 i dolori all'addome divennero così forti che Marie dovette porsi a letto. Nel gennaio successivo subì due operazioni, con trapianto osseo al rachide ed all’articolazione sacro iliaca, ma con scarso esito, perché nel gennaio 47 i dolori all'addome ripresero violenti. Sullo stato di salute di Marie il suo medico scrisse: «L'infezione tubercolare si sviluppa nella zona peritoneale. Pur non essendovi paralisi, Marie non ha più la forza di muovere gli arti inferiori, nei quali si trovano edemi dolorosi...; i piedi si deformano in moncherini».
Marie con un barlume di speranza si unisce al pellegrinaggio diocesano di Marsiglia del 6 ottobre 1947 per Lourdes e dice a tutti: «O muoio o torno a casa guarita». Il giovedì 9 ottobre mattina è portata alle piscine: nel pomeriggio prende parte, distesa in barella, alla processione eucaristica. Quello che accadde viene descritto dal dottor Olivieri, per molti anni presidente dell'Ufficio Medico di Lourdes: «Al ritorno dalla processione sentì di colpo la forza di alzarsi. Si sedette sul suo lettuccio, si mise le pantofole che da nove mesi non poteva portare. Si alzò, si vestì, e camminò senza difficoltà. Le ritornò un robusto appetito e cenò nell'ospedale di Notre Dame». Al ritorno si presentò al suo medico, il quale «constatò la totale scomparsa di tutte le manifestazioni delle malattie». La cartella clinica fu mandata alla Commissione Medica di Parigi, la quale riconobbe che «nessuna spiegazione naturale o scientifica era possibile trovare nella guarigione improvvisa di Marie Thérès Canin».
L'arcivescovo di Marsiglia con decreto del 6 giugno 1952 dichiarava solennemente il carattere miracoloso di questa guarigione, che «deve essere ascritta ad un intervento speciale della Santissima Vergine Maria, l'Immacolata Madre di Dio».

Un carico di malattie
Maddalena Carini, nacque nel marzo 1917 in provincia di Pavia; la sua vita è stata un vero Calvario. Suo padre e due zie morirono di tubercolosi, sua madre di angina pectoris.
Sin da adolescente si manifestarono in lei le prime malattie: pleurite, faringite e infiammazione tubercolare alla colonna vertebrale. La diagnosi fu spondilite alla quarta e quinta vertebra dorsale che la obbligarono a lunghi ricoveri in sanatori, fino all’età di 20 anni. Le diagnosi erano catastrofiche.
Maddalena nell’agosto 1948 va in pellegrinaggio a Lourdes e durante la festa dell'Assunta era in preghiera davanti alla Grotta, quando improvvisamente provò un senso di calore e un formicolio al petto, con forti palpitazioni e subito dopo provò una sensazione di benessere. Il gonfiore alla pancia era scomparso, come i dolori alla spina dorsale.
Il suo medico, dottor Bonizzi, visitandola poteva scrivere: «Ci troviamo di fronte ad una "restitutio in integrum" totale e assoluta». Il 13 Aprile Maddalena si recò all'Ufficio Medico di Lourdes. Dalle visite l’Ufficio Medico riconobbe il carattere inspiegabile di questa guarigione che sottomise al giudizio del Comitato Medico Nazionale. Quest’ultimo decise nello stesso modo dell’Ufficio Medico, di fronte alla relazione del Dott. Lanos. Il parere fu emesso il 4 marzo 1951. La pratica trasmessa all’Arcivescovado di Milano.
L'arcivescovo di Milano, Montini, con decreto del 2 giugno 1960, dichiarava a sua volta che la guarigione di Maddalena Carini era un «miracolo di Dio».

Colpito da due tumori
Nato nel marzo 1913 a Casale Monferraro, padre di cinque figli, Evasio Ganosa fu colpito alla fine del’49 da un linfogranuloma, (Morbo di Hodgkim) ossia un processo maligno che aggredisce i gangli linfatici. All'ospedale di Casale furono fatte al malato 22 trasfusioni di sangue e si tentò di trattare con radio i due tumori maligni che si trovavano nell'ascella sinistra, tuttavia il 5 Maggio 1950 secondo la diagnosi del suo medico, dottor Capra, Evasio Ganosa aveva ormai davanti a sé pochi mesi di vita.
Evasio, affida le sue speranze di vita alla Madonna e colmo di fede va in treno con i malati a Lourdes. Il 2 giugno 1950 Evasio portato in carrozzella alle piscine è immerso nell'acqua. Al primo bagno sente come un grande calore che sembra percorrergli l'intero corpo. Gli pare che una corrente calda lo attraversi per intero. Senza l'aiuto di nessuno, ma tra la meraviglia di tutti, usce da solo dalla piscina e torna da solo all'ospedale.
Qui Il dottor Visetti può subito dichiarare, come teste oculare, che in Evasio era «scomparsa la febbre e la astenia, e così il gonfiore delle linfoghiandole». In un pellegrinaggio del 54 Evasio si presenta all'Ufficio Medico di Lourdes, che conferma la dichiarazione del dottor Visetti. Nel febbraio 1955 il Comitato Internazionale di Parigi conferma i pareri già dati sulla guarigione improvvisa del Ganosa e dichiara l'opportunità di «sottoporre questo caso alle autorità ecclesiastiche».
Questo attestato viene firmato da 25 medici. Il vescovo di Casale Monferrato, S. Ecc. Mons. Agrisani, sentito il voto favorevole della Commissione Diocesana, dichiarava con suo decreto del maggio 1955 che «la guarigione di Evasio Ganosa è miracolosa».

Sclerosi multipla ed emiplegia
Fratel Leo Schwager, nato nel 1924 nella Svizzera tedesca, è un esempio tipico di guarigione eucaristica di Lourdes. Nella sua infanzia e adolescenza Leo ha avuto numerosi incidenti traumatici, tuttavia a ventun anni entrò in una comunità di Benedettini perché voleva dedicarsi al mondo missionario. Ben presto si rivelarono i sintomi della sclerosi multipla e nel dicembre 1950 i superiori lo ammisero ugualmente ai voti, come professo provvisorio.
Lo stato di salute di fra Leo nel 1951 peggiorò, alla sclerosi si aggiunse l'afasia e l’emiplegia o paralisi di metà corpo. Nell’aprile del 1952 si recò a Lourdes con il pellegrinaggio di Friburgo. Il 30 aprile, nel pomeriggio, alla processione eucaristica, egli si accorse che ogni disturbo era scomparso. È lo stesso fra Leo che racconta: «I pellegrini cantavano Parce Domine». Io dicevo al Signore: «Sia fatta la tua Volontà». Il celebrante disegnò su di me una grande croce. A questo punto una specie di fulmine attraversò il mio corpo dalla testa ai piedi, come fosse una scossa elettrica. Era la fine? No, m'inginocchiai davanti alla carrozzella, ben diritto con le mani giunte. Come ciò avvenne, non lo so. Ma di colpo seppi di essere guarito. Non sentivo più nessun dolore e nelle mie membra, che pochi secondi prima erano paralizzate e flaccide, c'era di nuovo la forza. Recitai il Magnificat e, finita la processione, mi alzai senza alcun aiuto e sostegno. La folla mi circondò e venuto il medico del nostro pellegrinaggio andai con lui perfettamente sano e senza dolori, camminando fino all'asilo».
Il giorno dopo fratel Leo fu interrogato dall'Ufficio Medico e negli anni successivi fu sottoposto a altri esami. Il 15 aprile 1959 il Comitato di Parigi dichiarava, dopo una relazione del Prof. Thébaut, che «Le condizioni nelle quali la guarigione avvenne restano del tutto inspiegabili per la medicina».
Il vescovo di Friburgo, Francois Charrière, con suo Decreto del 18 dicembre 1960, da leggersi in tutte le chiese, dichiarava: «La guarigione di fratel Leo Schwager O.S.B. … è un miracolo».

Tubercolosi ossea
Elisa Aloi nasce a Patti nel novembre del 1931 da genitori condannati a morte prematura: il padre per TBC e la madre per difetto cardiaco.
Elisa aveva quasi 17 anni quando la tubercolosi sviluppò i suoi focolai al ginocchio destro, al femore destro, alla 12ma vertebra e altrove, oltre a provocale anemia e numerose fìstole purulente.
Il certificato del suo medico, nel maggio del’58, confermava il drammatico stato di salute della giovane. «Gli arti, dice il professor Di Cesare, sono completamente paralizzati. I movimenti di piegamento dei piedi, delle ginocchia e dei femori sono impossibili. Lo stato di salute generale è molto cattivo. Durante il suo ricovero ospedaliero nessuna prescrizione ottenne un risultato».
Dal 4 al 13 giugno 1959 Elisa partecipa al pellegrinaggio a Lourdes I1 medico, che accompagna i pellegrini malati, in merito a Elisa scrive: «Durante il viaggio ed i primi due giorni di soggiorno all'asilo, gli ascessi si sono aperti in superficie ed hanno secreto un liquido verdastro e maleodorante. Su richiesta della malata questi ascessi sono stati trattati con acqua di Lourdes, che le è stata anche iniettata sotto la pelle. Il terzo giorno dalle fistole non usciva più nessun liquido. La malata cominciò a sentirsi meglio e poiché riusciva a muovere le dita dei piedi, voleva togliersi il gesso, ma io lo vietai. Preferii lasciare questa decisione al medico, da cui era stata curata a Messina».
Il medico curante la rivide al suo ritorno e la controllò, fornendo poi questa dichiarazione: «La signorina Elisa è ritornata da Lourdes perfettamente guarita e si sente così bene che non è quasi possibile credere che si tratti della stessa persona, che era riconosciuta qui in condizioni disperate. Io confermo che Elisa Aloi è perfettamente guarita».
II caso di Elisa Aloi fu esaminato dal Comitato di Parigi e la guarigione fu dichiarata «medicamente inspiegabile». Il vescovo di Messina, Francesco Fascia, dopo sentito il voto favorevole della Commissione Diocesana, in data 26 maggio 1965 dichiarava con Decreto: «La guarigione di Elisa Aloi, avvenuta il 5 giugno 1965, è miracolosa».

Tumore maligno
Delizia Cirolli, vé nata il 17 Novembre 1964 a Paternò presso Catania. Nel Marzo del 1976 ha delle difficoltà nella deambulazione a causa di una tumefazione dolorosa del ginocchio destro. Fu all'inizio curato dai genitori come cosa di poca importanza, ma nel maggio del 1976, visto che il dolore non passava la bambina viene ricoverata nella clinica ortopedica dell'Università di Catania e alla luce di varie radiografie si giunge a una diagnosi chiara, confermata dagli esami istologici: Delizia è affetta da tumore osseo maligno, un sarcoma alla parte superiore della tibia. I medici si trovano davanti alla decisione se amputare subito la gamba o tentare di rallentare la diffusione della metastasi. Le possibilità di guarigione completa sono in ogni caso inesistenti.
I genitori decidono di evitare ogni operazione alla figliola nonostante l’aspettativa data alla fanciulla di ancora circa un anno di vita. Nell’estate del 1976, grazie alla generosità dei suoi amici e parenti Delizia partecipò ad un pellegrinaggio a Lourdes, dal quale ritornò stanchissima e senza alcun sollievo. Ma la fanciulla caparbiamente continua a pregare, mentre sua madre sta già cucendo il lenzuolo funebre: era in lei morta ogni speranza.
Nel Natale del’76, quando le condizioni di Delizia sono oramai disperate e la sua vita si sta spegnendo, la guarigione arriva improvvisa. La fanciulla può muovere la gamba; può camminare e di lì a poco può riprendere la scuola. è guarita! I medici, e più tardi l'Ufficio Medico di Lourdes, diranno: «La guarigione di Delizia Cirolli... è un fenomeno assolutamente straordinario..., in contrasto con ogni previsione medica. Essa rimane inspiegabile».
Il Comitato Internazionale di Parigi nel settembre dell'82 dava la stessa risposta: «La guarigione da una formazione maligna alla tibia contraddice in senso stretto ogni previsione medica e resta perciò inspiegabile».
L'arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Bommarito, con suo Decreto del 28 giugno 1989 confermava solennemente il carattere miracoloso della guarigione di Delizia Cirolli esortando i fedeli della sua Diocesi a rendere grazie per questo dono di Dio alla sua Chiesa e precisando che esso era stato ottenuto per l’intercessione della Vergine Maria in risposta alla richiesta del cuore dagli uomini.

Sarcoma guarito
Vittorio Micheli è nato in provincia di Trento il 6 febbraio del 1940. Mentre prestava servizio militare negli Alpini, fu ricoverato all’Ospedale militare di Verona per diagnosi e cura di una malattia misteriosa all’anca sinistra. Le radiografie confermano la decomposizione della struttura ossea, che aveva colpito la metà inferiore dell'ala iliaca e parte del femore. Fu diagnosticato un sarcoma dell’anca che si sviluppò con impressionante velocità anche nella metà sinistra del bacino la quale, dopo un breve tempo, risultava «quasi completamente distrutta».
Vittorio stimolato dalla fede e dalla speranza, decise di partecipare al pellegrinaggio militare a Lourdes dal 24 maggio al 6 giugno 1963. Il certificato medico redatto in quell'occasione diceva: «Non c'è più nessun elemento scheletrico nelle parti inferiori del bacino, ma solo una massa riforme di consistenza pastosa. Il malato è impossibilitato a fare qualsiasi movimento con la gamba sinistra».
Vittorio fu immerso nelle piscine con il suo gesso e dopo un bagno provò un senso di fame e si senti guarito. Furono subito interrotte le medicine antidolorifiche e ogni altro medicamento. Al ritorno fu di nuovo ricoverato all'ospedale per controlli. Le varie radiografie dimostrarono il processo di ricostituzione delle parti ossee distrutte.
Il medico militare, dottor Cindolo, dopo il pellegrinaggio scrisse quanto segue: «Io dichiaro in scienza e coscienza: ho accolto nel mio reparto l'alpino Vittorio Micheli, colpito da sarcoma all'osso sinistro del bacino e l'ho curato nel periodo tra il 1962 e il 1964 senza alcun trattamento antimicotico... Nel giugno 1963 Vittorio lasciò le grucce, poi il bastone e infine cominciò a camminare senza alcun sostegno».
Sia l'Ufficio Medico di Lourdes, come il Comitato Internazionale di Parigi esaminarono il caso Micheli e riconobbero all'unanimità che «il tumore era un sarcoma da cui improvvisamente senza alcun trattamento il Micheli guarì. è inutile cercare una spiegazione medica per questa guarigione, non ce n'è alcuna».
L'arcivescovo di Trento, mons. Alessandro Gottardi, avuta l’approvazione dalla Commissione Diocesana dichiarava il 26 maggio 1976: «La guarigione di Vittorio Micheli... è un miracolo straordinario di Dio, operato per l'intercessione della Beata Vergine Maria».

Maria Immacolata Concezione

Maria è Madre
Ogni cuore di madre racchiude tesori, tanti tesori che nessun figliolo giunge a esaudire e neppure a enumerare. Ma il cuore di Maria lascia a distanza infinita ogni cuore di madre.
Maria è bella di una bellezza che è più di cielo che di terra. Maria è santa di una santità che la ricolma di grazia. Maria è buona di una bontà che un giorno le farà sacrificare per amore il suo figliolo. Maria è pura di una purezza che vince il candore della neve. Maria è forte di una forza che accetta ogni martirio.


Maria è Madre di Dio
Per salvare gli uomini dagli orrori della morte e dal peccato, il Figlio di Dio doveva incarnarsi, diventare anche Lui povero pellegrino sulla terra. Anche Lui aveva bisogno di una Madre.
Oh, la perfezione di questa donna privilegiata! Dio l'aveva preparata da tutta l'eternità nella sapienza. E fu Maria, colei che all'annunzio dell'Angelo si smarrisce e si umilia, ma grida al cielo: "Ecco l'ancella del Signore! Fiat!" E il mistero dolce e tremendo si compie, il Figlio di Dio è il Figlio di Maria.


Maria è Madre nostra
Avendo accettato di essere la Madre di Gesù, vero Dio e vero Uomo, Maria consentiva di seguire maternamente Gesù nella sua missione dolorosa. Missione di salvezza, quindi missione di rinunzia e di martirio.
Gesù diventava, per volere del Padre il primogenito tra molti fratelli, Maria la madre di questi fratelli di Gesù. Ed erano i fratelli che un giorno avrebbero ucciso crocifiggendo il Figlio. Ed Ella lo vide il corpo straziato del più bello, del più buono di tutti i figliuoli degli uomini, e dall'alto del patibolo si ebbe i carnefici per figlioli. Era il testamento di Gesù.


Supplica
Dolcissima Madre, come potrò farti dimenticare il dolore crudele che ti ho dato? E come potrò mostrarmi davvero tuo figlio? Tu sei madre sempre, anche quando io sono cattivo, tu sei disposta sempre a sentire il tuo cuore trafitto da acute spade, ma a che cosa mi gioverà se io non mi scuoto, se io non voglio esserti figliuolo? O Maria, non mi lasciare, una madre non abbandono il figlio, con te io sarò salvo.

Meditazione del giorno 22/02/2014

Cattedra di San Pietro Apostolo, festa
Meditazione del giorno
San Leone Magno (?-ca 461), papa e dottore della Chiesa
Discorso nell’anniversario della sua elezione, 4,  2-3 CCL 138, 18-20
« Su questa pietra edificherò la mia Chiesa»
 
    Nulla sfuggiva alla sapienza e alla potenza di Cristo: gli elementi della natura erano a suo servizio, gli spiriti gli obbedivano, gli angeli lo servivano… Eppure tra tutti gli uomini, solo Pietro viene scelto per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo...
    A tutti gli apostoli il Signore domanda che cosa gli uomini pensino di lui e tutti danno la stessa risposta, che è l’espressione ambigua della comune ignoranza umana. Ma quando gli apostoli sono interpellati sulla loro opinione personale, allora il primo a professare la fede nel Signore è colui che è primo anche nella dignità apostolica. Egli dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, e Gesù gli risponde: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un’ispirazione celeste. La mia identità non te l’ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito.

    Gesù continua: “E io ti dico”: cioè come il Padre mio ti ha rivelato la mia divinità, così io ti manifesto la tua dignità. “Tu sei Pietro”. Cioè: se io sono la pietra inviolabile, “la pietra angolare che ha fatto dei due un popolo solo” (Ef 2,20.14), il fondamento che nessuno può sostituire (1 Cor 3,11), anche tu sei pietra, perché la mia forza ti rende saldo. Così la mia prerogativa personale è comunicata anche a te per partecipazione. “E su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Cioè, su questa solida base voglio costruire il mio tempio eterno. La mia Chiesa, destinata a innalzarsi fino al cielo, dovrà poggiare sulla solidità di questa fede.

La parola del giorno 22/02/2014


Cattedra di San Pietro Apostolo, festa

Prima lettera di san Pietro apostolo 5,1-4.
Carissimi, esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi:
pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo;
non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.
E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.


Salmi 23(22),1-3a.3b-4.5.6.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.


Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 16,13-19.
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Vangelo secondo matteo


 

Capitolo 26

VII. PASSIONE E RISURREZIONE

Complotto contro Gesù

[1]Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: [2]«Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso».
[3]Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, [4]e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. [5]Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo».

L'unzione a Betania

[6]Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, [7]gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa. [8]I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? [9]Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!». [10]Ma Gesù, accortosene, disse loro: «Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me. [11]I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. [12]Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. [13]In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei».

Il tradimento di Giuda

[14]Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti [15]e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. [16]Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

Preparativi del pasto pasquale

[17]Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». [18]Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». [19]I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Annunzio del tradimento di Giuda

[20]Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. [21]Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». [22]Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». [23]Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. [24]Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». [25]Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».

Istituzione dell'Eucaristia

[26]Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». [27]Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, [28]perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. [29]Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

Predizione del rinnegamento di Pietro

[30]E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. [31]Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,
[32]ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». [33]E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». [34]Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». [35]E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

Al Getsemani

[36]Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». [37]E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. [38]Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». [39]E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». [40]Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? [41]Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». [42]E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». [43]E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. [44]E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. [45]Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. [46]Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

L'arresto di Gesù

[47]Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. [48]Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». [49]E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. [50]E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. [51]Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
[52]Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. [53]Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? [54]Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». [55]In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. [56]Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

Gesù davanti al sinedrio

[57]Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale gia si erano riuniti gli scribi e gli anziani. [58]Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
[59]I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; [60]ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. [61]Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni». [62]Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». [63]Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». [64]«Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo».
[65]Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; [66]che ve ne pare?». E quelli risposero: «E' reo di morte!». [67]Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, [68]dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».

Rinnegamenti di Pietro

[69]Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». [70]Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». [71]Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». [72]Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo». [73]Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». [74]Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò. [75]E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente.