Lunedì della I settimana di Quaresima
Meditazione del giornoSan Cesario di Arles (470-543), monaco e vescovo
Discorsi al popolo, n°24 ; SC 243
“L’avete fatto a me”
Fratelli, riflettete e guardate l’esempio di nostro Signore, che ci
ha resi viaggiatori e ci ha ordinato di andare alla città celeste (Eb
11,13ss) correndo per la strada della carità… Benché sia seduto in
cielo, per compassione verso le sue membra che si affaticano, poiché lui
è la testa delle membra e del corpo nel mondo intero (Col 2,19), ha
detto: “Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei
fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me”… Quando ha trasformato
Paolo il persecutore in predicatore, gli ha detto dall’alto dei cieli:
“Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (At 9,4)… Saulo perseguitava i
cristiani: perseguitava forse il Cristo, assiso in cielo? Ma è Cristo
stesso che era nei cristiani e soffriva con tutte le sue membra, perché
fosse vera in lui questa parola: “Se un membro soffre, tutte le membra
soffrono insieme” (1Cor 12,26)…
Portiamo i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2); dove è andata la testa, andranno pure le altre membra… Se nostro Signore e Salvatore, che è stato senza peccato, si degna di amarci, noi peccatori, con affetto tanto grande da affermare di soffrire ciò che noi soffriamo, perché noi, che non siamo senza peccato e che possiamo riscattare i nostri peccati con la carità, perché non ci amiamo di amore tanto perfetto da patire con quello fra noi che deve sopportare un grande male?... Una mano o un altro membro staccato dal corpo non sente più nulla; così è il cristiano che non soffre della disgrazia, dell’indigenza o addirittura della morte di un altro.
Portiamo i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2); dove è andata la testa, andranno pure le altre membra… Se nostro Signore e Salvatore, che è stato senza peccato, si degna di amarci, noi peccatori, con affetto tanto grande da affermare di soffrire ciò che noi soffriamo, perché noi, che non siamo senza peccato e che possiamo riscattare i nostri peccati con la carità, perché non ci amiamo di amore tanto perfetto da patire con quello fra noi che deve sopportare un grande male?... Una mano o un altro membro staccato dal corpo non sente più nulla; così è il cristiano che non soffre della disgrazia, dell’indigenza o addirittura della morte di un altro.
Nessun commento:
Posta un commento