martedì 25 febbraio 2014

La gioia del Vangelo - Pubblicata l’esortazione apostolica di Papa Francesco

L’Osservatore Romano

Papa Francesco ha «un sogno». Quello di una Chiesa incamminata senza indugio sulla strada della «conversione pastorale e missionaria»: un atteggiamento personale e comunitario «capace di trasformare» nel profondo consuetudini, stili, linguaggio, strutture, orientandoli verso l’evangelizzazione piuttosto che verso «l’autopreservazione».
Quel «sogno» è al centro dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, presentata questa mattina, martedì 26 novembre, nella Sala Stampa della Santa Sede. Un documento di 224 pagine, suddiviso in cinque capitoli, che raccoglie i frutti del Sinodo dei vescovi su «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede» svoltosi in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012. Ma è evidente che l’intenzione del Pontefice va ben al di là della semplice recezione delle indicazioni dei padri sinodali. Perché quello che viene offerto all’intera comunità cristiana è un testo denso e impegnativo, che — sottolineatura di non poco conto — «ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti».
«Desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani — scrive Papa Francesco — per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni». Al Pontefice sta a cuore che ogni battezzato porti agli altri con nuovo dinamismo l’amore di Gesù, vivendo in «stato permanente di missione».
Questo invito a «recuperare la freschezza originale del Vangelo» coinvolge ogni fedele, perché «il sogno missionario» del vescovo di Roma è «arrivare a tutti». E «dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri — puntualizza — devo anche pensare a una conversione del papato», perché sia «più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione». È necessaria, in questo senso,  «una salutare decentralizzazione», finalizzata anche a uno statuto delle Conferenze episcopali «che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo una qualche autentica autorità dottrinale». In ogni caso, non bisogna aver paura di rivedere consuetudini della Chiesa «non direttamente legate al nucleo del Vangelo», anche qualora risultassero «molto radicate nel corso della storia». L’appello è a essere sempre «audaci e creativi», abbandonando una volta per tutte «il comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”».
A partire da queste premesse il documento propone le linee di un percorso dove si ritrovano molti dei temi più cari al magistero pastorale di Papa Bergoglio. Tra questi, l’invito a riscoprire la misericordia come «la più grande di tutte le virtù», evitando che nella predicazione «alcuni accenti dottrinali o morali»  oscurino eccessivamente il messaggio di amore del Vangelo. E la necessità di aprire le porte della Chiesa per «uscire verso gli altri» e raggiungere «le periferie umane» del nostro tempo.
Tagliente è il giudizio del Pontefice sugli attuali assetti economico-finanziari mondiali, che moltiplicano diseguaglianze ed esclusione sociale: «questa economia uccide» denuncia, puntando nuovamente il dito contro «la cultura dello scarto» e «l’idolatria del denaro». Non a caso un intero capitolo si sofferma sulla «dimensione sociale dell’evangelizzazione», con penetranti sottolineature sulla necessità dello sviluppo integrale dei più bisognosi — «per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica, prima che culturale, sociologica, politica o filosofica» ricorda — e della promozione del dialogo e della pace.
Il nucleo centrale del documento è dedicato espressamente a quanti nella Chiesa lavorano al servizio dell’annuncio evangelico. Per evidenziarne potenzialità e iniziativa, ma anche per metterli in guardia dalle «tentazioni» ricorrenti dell’«accidia egoistica», del «pessimismo sterile», della «mondanità spirituale». In questo senso, grande importanza il Papa attribuisce alla «forza evangelizzatrice della pietà popolare» e alla cura della predicazione da parte dei sacerdoti.

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