venerdì 21 febbraio 2014

Il Giudizio Divino e la Punizione dei Peccatori


 

Tratto da: "L’Imitazione di Cristo"

In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni l'occhio a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta scuse, e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4).
Oh! sciagurato e stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stolto e disprezzato per amore di Cristo.

In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia stata sofferta pazientemente, e «ogni iniquità chiuderà la sua bocca» (Sal 106, 42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre sarà nel dolore chi è vissuto senza fede.
In quel giorno il corpo tribolato godrà piú che se fosse stato nutrito di delizie; risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una miserabile dimora sarà piú ammirata di un palazzo dorato.
In quel giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà piú che tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà glorificata piú che tutta l'astuzia del mondo.
In quel giorno la pura e retta coscienza darà piú gioia che la erudita dottrina; il disprezzo delle ricchezze varrà di piú che i tesori di tutti gli uomini.

In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera che da un pranzo prelibato; trarrai piú gioia dal silenzio che avrai mantenuto, che da un lungo parlare.
In quel giorno le opere buone varranno di piú che le molte parole; una vita rigorosa e una dura penitenza ti saranno piú care di ogni piacere di questa terra.

Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima, quaggiú, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai cosi poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di sopportazione, come ti renderà la geenna?
Ecco, in verità, non le puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di morire improvvisamente?
Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e — ciò non fa meraviglia — della morte e del giudizio.
Se poi non hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.

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