venerdì 21 febbraio 2014

Come andare in Paradiso


 


Innocenza, carità

Solo l'innocenza può spalancare le porte del Paradiso. Innocenti sono le anime che non hanno mai commesso nessun peccato, oppure quelle che pur peccando si sono purificate attraverso la via della penitenza. Hanno lavato le loro colpe con le proprie lacrime e hanno ottenuto il perdono attraverso la riconciliazione per mezzo del sangue versato da Gesù sulla Croce.

L’unico mezzo certo per salire in Paradiso è la carità, ossia l’amore che opera attraverso l’amore in Gesù Cristo. "Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come metallo che rimbomba o come cimbali che strepitano. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, a nulla servirebbe … La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà." (1 Cor. 13:1-8).

"Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati alla sua collera, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Egli è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui." (1Tes. 5,8-10)

È l'uomo che può decidere tra la vita e la morte ossia tra il bene e il male. Alla fine gli sarà dato quello che avrà scelto: «Niente ti turbi, niente ti sgomenti, tutto passa: Dio non si muta. A chi ha Dio nulla manca. Dio solo basta!» (Santa Teresa d'Avila). Nei giorni della prova e della tribolazione occorre lottare per non spegnere la fede, per non lasciarsi abbattere dai problemi della vita. È l’abbandono in Dio che si possono ritrovare quelle energie nascoste e quello slancio del cuore che solamente il fuoco ardente di Dio può alimentare.

La povertà, l'umiltà e la penitenza sono le basi sulle quali si può fare del bene, perché portano l'uomo dal dominio delle passioni alla pace dell’anima, alla purezza e alla carità. «A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell’instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: cosi metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita eterna» (1 Tim 6:17).

E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostri carni come un fuoco (Gc. 5:1).

La verità dell’esistenza del Paradiso può aiutarci per non abbatterci nel dolore nei difficili momenti e di prova, una verità che getta fasci di luce nel nostro divenire ed è la chiave di volta del mistero della sofferenza e del destino mortale. Una verità che riempie di gioia la povera vita di noi poveri mortali e muta la tristezza dell'esilio in un'attesa lieta: «Grandi cose sono dette di te. Città di Dio!». S. Caterina da Siena diceva infatti: «Commetterei un grande errore se osassi parlare delle meraviglie che ho visto, giacché le parole umane non sono capaci di esprimere il valore e la bellezza dei tesori celesti».

La verità è che esiste solo un’unica strada per qualsiasi essere umano per entrare nel paradiso, è credere in Gesù Cristo. Gesù morì per coloro che credono in Lui. Se vuoi assicurarti l’entrata nel paradiso dopo la tua morte devi credere che Gesù morì per salvarti dalla punizione del tuo peccato. «Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione de’ vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo.» (At. 2:38).

Gesù stesso diede la risposta, quando disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). In altre parole, solo Gesù porta a Dio; non si può arrivare al Padre, se non per mezzo di Lui. Ciò vale per questo e per l’altro mondo.

Infatti per entrare, dopo la morte, in Paradiso e attendere lì la risurrezione della carne e il privilegio di regnare con Cristo, bisogna credere in Gesù, avendo fede nella sua opera di redenzione. Questa è l’unica chiave che apre la porta del cielo. L’apostolo Giovanni evidenziò: «Chi crede in Lui non è condannato; ma chi non crede in Lui è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio» (Gv 3,18). L’apostolo Pietro testimoniò dinanzi al Sinedrio giudaico, che intendeva intimidire gli apostoli: «E in nessun altro è la salvezza, poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per cui noi possiamo essere salvati» (At 4,12).

La Scrittura avverte che «ogni uomo deve rendere conto di se stesso a Dio» (Rm 14,22). Il giorno del giudizio ognuno si troverà da solo davanti al Giudice eterno. Ognuno sarà considerato responsabile del suo operato. L’apostolo Paolo ha scritto che la salvezza s’ottiene per fede, non per opere, perché se fosse per opere ognuno di noi potrebbe gloriarsi d’averla ottenuta e la morte di Gesù sulla croce sarebbe stata vana (cfr. Ef 2,9).

La salvezza non si ottiene neppure attraverso la convinzione di essere cristiani ed avere ricevuto il battesimo, così come ritenevano i discendenti di Abramo, padre del popolo giudeo. Costoro erano convinti che loro la salvezza fosse sempre garantita in quanto Dio aveva scelto il popolo giudeo e aveva stabilito la loro religione. Giovanni Battista li ammonì: dovevano ravvedersi e smettere di confidare soltanto nella loro religione.

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.»(Mt. 5:8). «Tutto è puro per i puri; per quelli, invece, che sono contaminati e gli infedeli, niente è puro: che anzi, la loro stessa mente e la loro coscienza sono contaminate. Essi professano bensì di conoscere Dio, ma con le loro opere lo negano, essendo abominevoli, ribelli e inadatti per ogni opera buona.» (Tt. 1:15-16). Di fatto: «Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo» (Mt. 15:19).

Allora, se vogliamo costruirci una casa solida dove abitare in pace e serenità in questa vita e nella vita eterna, non dobbiamo porre le fondamenta sulle cose materiali! Dobbiamo costruire le nostre fondamenta su un terreno fatto di "amore". Esiste questo tipo di terreno? È un terreno fatto di un materiale che dobbiamo "creare" noi, con le nostre buone azioni, con il nostro impegno ad essere come Gesù ci vuole, ossia Santi.

Nessun commento:

Posta un commento