venerdì 27 dicembre 2013

STORIA DELLA MADONNA DELLE LACRIME A SIRACUSA


Il 21 Marzo 1953, sabato, ebbi la gioia di benedire, con cuore di Padre, nella nostra Chiesa Parrocchiale del Pantheon, le nozze di due semplici creature: Angelo Iannuso di Vincenzo e Antonina Lucia Giusto di Eduardo. Gli sposi avevano progettato di celebrare le nozze in Dicembre del 1952, durante l'Ottavario della Festa di S. Lucia, nella Basilica del Sepolcro. Per un lutto di famiglia la data del matrimonio fu trasferita e si rimase così nella Parrocchia della sposa. Assai gradito ai giovani sposi fu il regalo di un quadretto da capezzale raffigurante il Cuore Immacolato di Maria: dono di nozze di una loro cognata, che l'aveva acquistato per L.3.500 presso l'Emporio di Salvatore Floresta al Corso Umberto I n. 28 in Siracusa.
Sotto lo sguardo della Mamma del Cielo ha inizio in Via degli Orti di S. Giorgio n. 11, la vita della nuova famigliola sostentata da un duro lavoro quotidiano, ben presto confortata dalla speranza di avere una creaturina, frutto di un sincero amore. Ma si presentava intanto per Antonina una gravidanza difficile, tanto che talvolta le offuscava la vista. Nella notte che va dal 28 Agosto al 29 Agosto Antonietta si sentì tanto male... Verso le 3 perdette completamente la vista; fino alle ore 8,30 circa non ci vedeva affatto. Durante uno degli attacchi convulsivi ritrovò la vista. Non credeva a se stessa. Aprendo gli occhi, intanto, vide che la Madonna del suo capezzale piangeva. Emozione, timore, gioia... Facile pensare come la notizia si sparse nel vicinato fino a diffondersi in tutto il rione e poi in tutta la città. Era vero... la Madonna di Antonietta piangeva, versava dagli occhi lacrime vere. In quella mattinata del sabato 29 Agosto 1953 la Madonnina (è questo il nome che il popolo subito ha gridato) ha versato lacrime sei o sette volte. La folla premeva in quella povera casetta, tutti volevano vedere. Fu chiamata la Polizia: questa dovette constatare che la Madonna piangeva veramente. Si dispose così un severo servizio d'ordine al comando del Dott. Nicolò Samperisi, Commissario dirigente l'Ufficio di P. S. nella cui giurisdizione era posta Via degli Orti, validamente coadiuvato dal Brigadiere Umberto Ferrigno. Facile pensare come in tutto il rione del Pantheon si parlasse animatamente di un fatto così straordinario. C'era chi gridava al miracolo, ma c'era anche chi non credeva, prospettando la possibilità di un trucco balordo... Molti mi chiedevano se io fossi andato a vedere. Ma, a dire il vero, non me la sentivo di fare la parte del curioso. Ma intanto verso sera del 30 si presentano davanti al cancelletto della mia Casa Canonica due uomini di età matura (li ho davanti agli occhi, ma non so individuarli) che con linguaggio serio e persuasivo mi invitano ad andare in Via degli Orti n. 11 perché la Madonna veramente piangeva. Mi dicono: «Padre, la Madonna piange... venga. Che ne pensa Lei?».
Nella mattinata di lunedì, prima di Messa, vengono in sagrestia del Pantheon due bambine che con affabilità mi dicono che la Madonna piange e poi, con insistenza, soggiungono: «Vada, Padre Bruno, vada, la Madonna piange davvero, noi l'abbiamo vista». Non volli lasciarle deluse e promisi che sarei andato. Nel pomeriggio dello stesso lunedì 31 Agosto Mons. Giuseppe Cannarella, Cancelliere della Curia Arcivescovile di Siracusa, viene nell'Ufficio Parrocchiale del Pantheon per trattare in merito ad una pratica di matrimonio. Siamo seduti l'uno di fronte all'altro nelle due classiche poltrone. Il discorso cade sugli avvenimenti del giorno. Dico al pio Monsignore che da più parti si chiede un giudizio dell'Autorità Ecclesiastica. - Bisogna essere molto prudenti, mi dice Monsignore. Al che rispettosamente replico: «Prudenti si, ma fino a quando?». Mons. Cannarella resta pensoso e poi mi dice: - Cosa potremmo fare? Suggerisco timidamente la opportunità di provvedere ad un esame del liquido che sgorgava dal quadretto.
Decidiamo così di andare subito al Laboratorio di Igiene e Profilassi della Provincia, al Foro Siracusano, per chiedere una eventuale analisi delle lacrime. In Ufficio si teneva orario straordinario e fu quindi possibile incontrarci con il Dott. Francesco Cotzia, al quale esponemmo la nostra richiesta. Il Dott. Cotzia si dichiarò disponibile e volle interessare il collega Dott. Michele Cassola. Questi si dimostrò piuttosto scettico, ma sinceramente interessato a vederci chiaro per amore di verità. Si concordò così per l'indomani mattina una visita in casa di Via degli Orti 11 con il proposito di accertare quanto si asseriva in merito alla lacrimazione del quadretto e quindi procedere ad un sufficiente prelievo del liquido (per mezzo di adatte pipette) per sottoporlo ad un rigoroso esame scientifico. Mons. Cannarella, dopo questo colloquio, si sentì come sollevato da un peso e mi disse queste testuali parole: «Parroco, disponi tu nel modo più opportuno e segui di presenza minutamente gli eventi. Io riferirò a Mons. Arcivescovo. Tu intanto informa, perché sia presente domani all'arrivo della Commissione in Via degli Orti, il Parroco di S. Lucia al Sepolcro Padre Arcangelo Signorino O.F.M., competente per territorio».
Mi premurai di parlare con il Capo di Gabinetto del Questore per informarlo della composizione della Commissione scientifica e della decisione di procedere l'indomani all'esame del liquido. Lo pregai pertanto di disporre di non fare togliere da nessuno il quadro dal luogo dove veniva conservato la notte, se prima non arrivasse in casa lannuso la Commissione da me guidata. La Questura informò il Commissario di P. S. Dott. Samperisi e tutto fu fedelmente eseguito. Mons. Giuseppe Cannarella, essendo Cancelliere della Curia Arcivescovile di Siracusa, in quel periodo era l'unica Autorità Ecclesiastica in sede, poichè l'Arcivescovo Mons. Ettore Baranzini si trovava presso la Villa S. Metodio, Seminario di villeggiatura in Canicattini Bagni. Consapevole della delicatezza del compito affidatomi dalla fiducia di Mons. Cannarella, credetti opportuno invitare a far parte della Commissione un tecnico dotato di scrupolose qualità, l'Ing. Luigi D'Urso. Questi aderì ben volentieri. La Commissione, guidata dal Parroco Giuseppe Bruno, veniva così formata dai Dottori Francesco Cotzia, Michele Cassola e Ingegnere Luigi D'Urso. Punto di incontro per recarci insieme in Via degli Orti fu scelto lo stesso Ufficio Provinciale di Igiene in Foro Siracusano. Mentre stavamo per scendere le scale del detto Ufficio ci è venuto incontro il Dott. Roberto Bertin, che era chimico della Squibb in servizio a Siracusa. Meravigliato per il nostro gruppetto, ce ne chiese il motivo e mi pregò di volerlo accogliere tra noi. Io lo accettai prontamente perché era un chimico ed era quindi utile per il nostro compito. Bertin fu così aggregato alla Commissione. Giunti in Via degli Orti il servizio di Polizia ci aprì un varco in mezzo alla folla assiepata, ma, arrivati davanti alla porta di casa Iannuso, non ci volevano fare entrare; la Signora Antonietta era troppo seccata e stanca. Non valsero neppure le insistenze del Dott. Samperisi. Ma appena la Giusto mi vide in quel gruppetto fu presa da una gioia serena, ricordandosi che io avevo benedetto il suo matrimonio.
Mi invitò ad entrare e vedere la foto-ricordo della cerimonia di nozze. Io replicai: «O tutti o nessuno!». Si convinse e così potemmo entrare. Il Parroco Signorino, che era stato da me invitato a nome di Mons. Cannarella, era venuto con un taccuino in mano, ma ben presto si congedò dicendomi: «Mi faccia sapere qualche cosa». Nella camera da letto, i materassi erano ripiegati, trovammo il Ten. Col. Giovanni Grasso, Comandante il Presidio Militare di Siracusa, il Ten. Col. Carmelo Romano, un gruppetto di Agenti dell'ordine e qualche altra persona. Fu aperto il cassetto, dove il quadro era deposto, coperto da una tovaglietta bianca; ma quanta fu l'emozione nel constatare che gli occhi erano coperti di liquido! L'immagine fu accuratamente asciugata con cotone e poggiata sul materasso. Volemmo restare in attesa che il fenomeno si manifestasse dinanzi a noi. Venne pure il Dott. Mario Marletta, anche lui funzionario dell'Ufficio Provinciale di Sanità. Non sto a descrivere i sentimenti di commozione e di timore insieme che invasero il nostro cuore quando dopo le ore 11 l'immagine cominciò a manifestare gli occhi gonfi di lacrime come persona presa da forte emozione, e poi scendere giù delle lacrime che, rigando il volto delicato, andavano a raccogliersi nel cavo della mano. Purtroppo alcuni presenti riuscirono ad assorbire qualche lacrima con del cotone, ma i chimici con la loro pipetta poterono assicurarsi una parte del liquido. Io, sebbene avessi portato con me del cotone, non osai toccare minimamente neanche una goccia di quelle lacrime perché sentivo la grave responsabilità di assicurare alla indagine scientifica un fenomeno che già interessava tanta parte del mondo. Da quel momento in cui i chimici poterono raccogliere almeno una parte delle lacrime sgorgate in loro presenza la Madonna non ha pianto più. Segno... che lascia pensare. È da notare che l'Ing. D'Urso volle smontare l'immagine di gesso dalla lastra di supporto e al cospetto di tutti si poté constatare che il gesso era perfettamente asciutto. I chimici, recatisi di urgenza presso il Laboratorio Provinciale di Igiene, dettero inizio subito all'analisi delle lacrime della Madonna di gesso, analisi meticolosa che si protrasse nei giorni 1 e 2 Settembre con la mia attenta presenza. Ed ecco una prima relazione giurata, stilata in data 9 Settembre 1953, cui seguì in pari data una relazione analitica del liquido sgorgato dagli occhi della Madonnina di Via degli Orti n. 11 a Siracusa.
«Il giorno 1 settembre 1953, alle ore 11, per incarico del Cancelliere della Curia Arcivescovile di Siracusa Mons. Giuseppe Cannarella, ci siamo recati in via degli Orti n. 11, abitazione della signora Giusto Antonietta, per constatare il presunto fenomeno della fuoruscita di liquido da una immagine di Madonna. Con l'aiuto degli agenti di P. S., che ci hanno fatto passare tra la numerosa folla stazionante davanti la casa, siamo entrati in una camera da letto che riceve luce da una finestra prospiciente in via Carso, dove la detta signora, a nostro invito, ha aperto un cassetto chiuso a chiave, in fondo al quale coperta da un tovagliolo, era riposta una immagine della Madonna apparentemente di maiolica colorata su vetro nero. Detta immagine era già evidentemente bagnata in più posti della faccia e del busto, che sono stati accuratamente asciugati con cotone. E rimasta così una sola goccia, all 'angolo interno dell 'occhio sinistro che è stata prelevata con una pipetta di 1/10 di cm.3. Successivamente altre gocce sono sgorgate dallo stesso posto e sono state ancora raccolte. Mentre si riponeva il contenuto in un tubo di vetro, altre lacrime sono scese dall 'occhio e si sono raccolte sull 'incavo formato dalla mano sorreggente il cuore, dove sono state pure prelevate. Non è stato possibile durante il prelevamento impedire che parte delle lacrime fossero asciugate dagli astanti. In tutto è stato portato in Laboratorio poco più di un cm3 di liquido. Il fenomeno, durato circa quindici minuti, da quando l'effige è stata messa fuori dal cassetto, non si è più ripetuto e non è stato possibile quindi di avere altro materiale per l'esame. «È da notare che l'esame con lenti di ingrandimento degli angoli interni degli occhi non ha fatto rilevare nessun poro o irregolarità della superficie dello smalto. La parte di apparente maiolica dell'effigie è stata staccata dal vetro nero di supporto e si è potuto notare che la immagine è costituita da uno spessore di gesso vario da 1 a 2 centimetri circa, verniciato a colori vari all 'esterno e grezzo all 'interno, dove mostra una superficie irregolare bianca che al momento dell'esame si mostrava completamente asciutta. «Firmano quali membri della Commissione incaricata: Dott. Michele Cassola, Dott. Francesco Cotzia, Dott. Ing. Luigi D 'Urso, Parroco Rev. Giuseppe Bruno. «Erano presenti pure: il Commissario di P.S5. dott. Samperisi Nicolò, il prof Greco Pasqualino da Floridia, il dott. Bertin Roberto, Chimico, il brigadiere di P. S. Ferrigno Umberto, il Ten. Col. Giovanni Grasso, Comandante il Presidio militare di Siracusa ed il Ten. Col. Carmelo Romano, ufficiale superiore del Presidio». «I primi quattro firmatari tanto attestano, prestando giuramento, sui SS. Vangeli, di dire tutta la verità e soltanto la verità».
 «In fede Siracusa, 9 settembre 1953. Parroco Giuseppe Bruno».

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